Norberto Bobbio scivola verso i novantaquattro anni (in ottobre) lungo vie elettroniche (oltre che tradizionali). In primis, dunque, uno sguardo al sentiero per eccellenza dei tempi moderni, ogni giorno lì a ricordare (i nostri tempi) come progresso tecnologico e progresso morale non sempre vadano di pari passo, anzi (un tema su cui il «maggiore» torinese è solito riflettere).
Il Centro Studi «Piero Gobetti» di via Fabro 6 ha inaugurato venerdì il quarantatreesimo anno di studi e di attività presentando il rinnovato sito internet dedicato a Bobbio (bibliografia degli scritti, bibliografia delle opere, biblioteca professionale - trentamila titoli). Un clic (www.erasmo.it/gobetti) ed ecco l´altra Italia, l´Italia della ragione pulsante fra l´altro nell´einaudiano «Politica e cultura», laddove il filosofo e il giurista avverte che per sciogliere i nodi occorre, appunto, la ragione, per tagliarli, quindi perpetuandoli, basta la spada.
Il Centro Studi «Piero Gobetti» è il naturale porto del magistero di Bobbio. Bobbio, del Centro, è stato il primo presidente - correva il 1961 quando aprì i battenti, nei locali dove il direttore di «La Rivoluzione Liberale» visse gli ultimi anni di una breve, febbrile esistenza. Del prodigioso giovane, Bobbio è stato (è) fra gli interpreti e i testimoni più fedeli: non a caso si intitola «L´Italia fedele» (Passigli editore) il volume che accoglie le pagine via via ispirate a (da) Gobetti, scomparso a Parigi - esule - nel 1926. Sempre Passigli (ecco la via tradizionale: il libro) ha appena riproposto, di Norberto Bobbio, «La mia Italia», ovvero una galleria di affinità, di civiltà, di esercizi d´ammirazione: da Francesco Ruffini a Filippo Burzio, a Massimo Mila, da Franco Venturi a Carlo Casalegno, da Primo Levi a Giovanni Spadolini. Un´eguale divisa gobettiana: «Salvare la dignità prima della genialità».
di Bruno Quaranta