LETTURE.
EPICARMO CORBINO: Liberismo e protezionismo. - Pontremoli, C. Cavanna, 1922. - L. 7, 1 vol. di pp. VIIl, 95 (in vendita presso l'autore Spezia, via Manzoni, 1). Questi scritti del nostro Corbino che ricordano per l'impostazione stilistica i modelli del Ricci (per es. Politica ed economia) non pretendono "di portare alcun contributo allo studio della teoria del commercio internazionale" ma sono una vigorosa divulgazione dei concetti dell'economia classica e meriterebbero per ciò di essere ampiamente diffusi, non di venir pubblicati in un'edizione semi-clandestina come la presente. Si potrebbe osservare che gli scrittorii di questioni economiche in Italia hanno creato ormai un nuovo genere letterario e che tra i loro saggi, prescindendo dalle intemperanze meccaniche che derivano dallo schema del genere in taluni epigoni, si trovano i più mirabili esempi di moderna ironia. In sede di discussione stilistica sembrano a noi più profondi e più maturi i manzoniani saggi dell'Einaudi, che serbano una dignitosa misura e presentano le tracce di una più angosciosa inquietudine stilistica scientifica, da cui il sorriso quasi sempre nascosto è come una stanca liberazione e un risultato di serenità: nel dialogo dei dazi doganali il C. non sempre libero da certe asprezze e lungaggini scolastiche, che erano forse inevitabili data l'impostazione; nelle lettere e nelle petizioni c'è invece una bella efficacia espressiva ma a prezzo talvolta di qualche intemperanza (come accade anche al Ricci). La natura divulgativa di questi scritti rendeva necessarie osservazioni presenti di carattere letterario: al propagandista è mestiere servirsi di ogni illusione e lo stile svela l'astuzia del pensiero. In questo libretto si ha dunque un'altra riprova delle aberrazioni dei protezionisti, si mostrano le illusioni dei fautori dell'indipendenza economica nazionale e con una vivacità degna di Bastiat si descrive, nella petizione dei fabbricati di lumi a petrolio, la mentalità di costoro. L'indagine avrebbe avuto maggiore efficacia se invece di propugnare verità astrattamente scientifiche fosse discesa a discutere le ragioni storiche della prevalenza del sistema protezionista; senonché l'autore ci potrà rispondere che egli voleva col suo volumetto preparare in qualche modo l'azione spicciola di propaganda più che impostarne la teoria. |