POSTILLE
Il neonato.A riaprire i giornali d'un anno fa, o ripensare le discussioni che si facevano allora sembra di rivedere un sogno tempestoso e irreale; dietro ogni ragionamento si sospettava il grido, come dietro ogni angolo di via il tumulto, ogni argomento sottintendeva la violenza. Ma proprio per questo a argomentare e a ragionare pareva ci volesse coraggio, e lo sforzo di capire, valesse di più che il parteggiare cieco. Ma la verità è - o almeno la susseguente storia dimostra - che non c'erano "parti". Le passioni esacerbate tenevan luogo di idee solo per chi era pronto a morirci. Per gli altri erano un allungamento sportivo della guerra. Nemmeno il lume degl'interessi che dovrebbe diradare le nebbie dal cerchio del proprio "particolare" aveva più olio: la crisi buttava all'aria i calcoli, faceva dell'economia un romanticismo. Quello sfoggio di critica che potrebbe prender il nome da Missiroli girò a vuoto, s'esercitò su fantasmi che invano si vollero credere animati e animosi. Ma anche i morti poi per lo più furono incoscienti: la strategia si fece ironica nella beffa sanguinosa, più spesso s'avvilì nell'agguato. Chiedere i freni e i rimedi a un governo era un lusso: che le tendenze sentimentali son cagion di debolezza, e non si riassumono nè si guidano. In fondo tornavano a galla i vecchi istinti dell'Italia anarchica, tirannie di comuni compagnie di ventura. Era illusorio il tentativo di trar fuori, da quella cronaca, un segno di vita. E quella violenza mossa da ragioni tutte effimere, senza organi, senza comando, sintetizzata ogni tanto dalla mania retorica che ci fa parere solenni, s'è esaurita per forza nella stanchezza. Chi osa chiamar vittoria la presa d'una piazza abbandonata da più di sei mesi? La nostra vita politica s'impronta su Roma: lo "squagliamento" è il termine che può caratterizzare quest'ora. La contraddizione a suon di botte e di bombe ha fatto ingoiare ogni principio: dopo qualche esempio hanno capito che l'unico interesse immanente è quello di salvar la pelle. Ora basta. Nessuno ha voglia di ricominciare. E guai per i guastamestieri (i poveri illusi) che han creduto nella lotta e vorrebbero a mettere "l'Italia nel binario della Storia" (si dice così, vero?) Lo spirito italiano è rinato. Questo neonato spirito che sarà davvero simboleggiato nella colomba, che vedrà le cose patriotticamente in un blocco, con l'odio delle screpolature. Che ama la libertà senza licenza, il diritto col suo bravo risvolto di dovere, la grandezza senza iattanza, la forza nell'ordirne: che ama sopra tutto, solamente a pieni polmoni, a gola spiegata i giorni di vacanza: e più vera di tutte é la vacanza del pensiero. U. M. di L. [Umberto Morra di Lavriano]
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