LE FONDAMENTA STORICHEÈ la terra che uomini liberi coltivano che la libertà sobriamente adorna ha scelta; la terra ove circondato da amici o nemici ognuno può dir la parola che vuole, la Terra dallo stabile governo e dall'antica e giusta rinomanza.Un grande popolo, come ogni individuo, porta nel suo presente vivo tutto il suo passato; e così é che noi non possiamo giudicare del peso che esso ha nella storia attuale e sceverare nelle sue azioni ciò che é essenziale e permanente da ciò che é accidentale e transitorio e valutare il rapporto tra le forze costruttive e le disintegratrici che in esso come in ogni realtà vivente sono perennemente all'opera, se non dopo una rapida rassegna alle sue caratteristiche attuali che più profondamente gettano le sue radici nei secoli. L'insularitàNonostante la contrazione dello spazio e del tempo operata dalle scoperte scientifiche del vapore, del telefono, del telegrafo con o senza fili e dell'aviazione, la vita inglese serba pur oggi tracce indelebili e feconde di quel primo grandissimo fatto della sua storia, che si fu la separazione dell'Inghilterra dal continente. L'Inghilterra é un'isola pur oggi non poco protetta dalle tempeste, dai venti e dalle nebbie; pur oggi la striscia d'acqua che l'aviatore attraversa in pochi minuti separa due mondi, come quando il capo delle prime chiese cristiane si chiamava orgogliosamente papa alterius orbis; voi vi accorgete tosto, sbarcando, di immergervi in un mondo che differisce da ogni nazione continentale in modi di vita, in gusti e sopratutto in mentalità. E vi accorgete che questa influenza dell'insularità é ormai troppo antica perché le sue traccie non siano permanenti e destinate a sopravvivere alla rivoluzione scientifica nei mezzi di trasporto e di comunicazione. Mercé la insularità la fusione delle razze e l'integrazione politica poté procedere più rapida e indisturbata, specie dopo la conquista Normanna, in Inghilterra che sul continente; dal 1066 l'Inghilterra non fu più invasa; il mare la protesse dal militarismo degli Stati confinanti con altri Stati; dalla centralizzazione amministrativa, dall'irresponsabilità del governo centrale; una flotta per quanto potente non minaccia la libertà; e l'Inghilterra ebbe sempre più bisogno di una flotta che d'un esercito. Le ripercussioni e le imitazioni degli sviluppi politici del continente furono deboli e relativamente effimere. Non solo; mercé la maggior libertà conseguente all'insularità l'Inghilterra attrasse, durante il corso dei secoli, tutti gli spiriti più liberi perseguitati dalle tirannie religiose e politiche del resto d'Europa; e se ne arricchì; divenne, in un certo senso, una quintessenza dell'Europa in miniatura, assimilò da tutti senza perdere il suo tipo originario ed anzi accentuandolo. Mercé l'insularità, Roma imperiale, che pur n'ebbe imperatori, non poté gettarvi durature radici e così il Cristianesimo dovette esservi ri-importato per mezzo di missioni benedettine inviatevi da Gregorio Magno dopo la conquista sassone e nel mentre l'Inghilterra era ancor divisa in varie monarchie sassoni. E così essa fu unificata religiosamente prima che politicamente e fu l'unità religiosa a preparare la politica; l'Inghilterra fu quasi una Chiesa prima che uno Stato; l'avvento del Cristianesimo e della civiltà sono alle sue origini sinonimi e questa sinonimia viene accentuata dalla Conquista Normanna che segna la ripresa di relazioni con la tradizione romana. E per contrapposto l'esser la Manica all'incirca tre volte più stretta del Canale di S. Giorgio spiega perché la mancata conquista romana e la mancata conquista sassone abbia per secoli ritardata l'integrazione politica in Irlanda, di tanto più lontana dall'Europa: ritardo le cui traccie sono per oggi ovvie. Ed anche in secoli più recenti la insularità ebbe effetti decisivi sulla evoluzione religiosa dell'Inghilterra. La riforma e la morale puritanaÈ in Inghilterra ed in Iscozia che la riforma, specie nel suo tipo calvinistico, raggiunge il suo più logico sviluppo, ed é l'Inghilterra che, riformatasi, salva la Riforma in Europa contro le autocrazie cattoliche di Spagna e di Francia. Nessuno può pur oggi esagerare l'influenza delle origini religiose e di questa seconda crisi religiosa nella storia inglese e nella formazione del carattere individuale e nazionale; nel Medio Evo il Cristianesimo e il feudalismo cavalleresco elaborano l'ideale del gentleman;. con la Riforma l'austerità puritana e l'atavico eroismo guerriero e marinaresco delle razze nordiche si compenetrano e ci danno una specie di forma stoica di religiosità cristiana, impaziente di autorità esterne, ereditante dall'Antico Testamento il culto severa della legge di Dio, ereditante dal nuovo l'anelito alla Gerusalemme celeste e approdante a un idealismo politico quasi teocratico, che trova espressione nei Covenanters scozzesi e nella fondazione di colonie transatlantiche donde nasceranno gli Stati Uniti d'America. Pur verso la fine del secolo XVIII e per buona parte del secolo XIX, il movimento evangelico e l'idealismo religioso in genere ebbe parte cospicua nel fare abolire la schiavitù, nella esplorazione dell'Africa tenebrosa, nell'annessione di regioni tropicali. E pur oggi questo impulso é tutt'altro che trascurabile. In meno di settantanni questo impulso produsse l'Esercito della Salute, il movimento dei Settlements, quello dei Boy Scouts, quello delle Girls Guides, quello della Church Army, quello delle Bands of Hope e quello della Associazione per la Educazione degli operai; tutti movimenti che varcarono i confini del mondo britannico e che in altri tempi trovano i loro equivalenti nel diffondersi dei grandi ordini religiosi. L'Esercito della Salute é un grande esercito missionario negli strati più infimi della popolazione quasi del tutto negletti dalle altre Chiese. I Boy Scouts e le Girl-Guides da soli provvedono a che il mezzo milione di nuove creature umane che ogni anno fanno il loro ingresso nella vita siano di buon'ora educati moralmente e fisicamente ad essere utili, trovino nella sublimazione degli istinti il baluardo contro il vizio e trovino nella cooperazione sportistica la via d'accesso all'educazione sociale fin qui riservata ai figli di famiglie capaci di assumersi le gravi spese di una public school education. Se si pensa che tra il 1801 e il 1921 la popolazione delle isole britanniche é cresciuta da milioni 18.178.357 abitanti a 47.170.00 in conseguenza dell'avvento della grande industria e che si é quindi avuta come una nuova popolazione che si aggiunse all'antica e che occorreva assimilare alla civiltà e alle tradizioni nazionali, la importanza di questi movimenti é immensa; essi sono l'indice di una coscienza morale e di una opinione pubblica vigilantissime e rigorosissime quali non esistono in alcun altro paese. Il vigore dell'idealismo etico-religioso é stato pure sensibilissimo durante la guerra, la quale, come constatarono quanti vissero in Inghilterra durante quel periodo, inclusi francesi come il Chevrillon e il Davray e americani come il Lowell e Walter Page, assunse in Inghilterra il carattere di una vera crociata. Fu il senso del rispetto dovuto alla coscienza individuale che ritardò il più possibile l'adozione della coscrizione e fu il senso del dovere - forte come in nessun'altra nazione nella storia - che inviò al fronte ben 5 milioni di volontari prima che la coscrizione entrasse sul serio in vigore. Questi sono fatti che dovrebbero turar la bocca a ogni nazione fascista declamante la cosidetta decadenza dell'Inghilterra: fatti che, ora che son compiuti, contribuiscono pure essi all'approfondimento delle energie morali che li resero possibili. E che dire non solo del perfetto ordine in cui si svolsero, nel 1919 e nel 1920, scioperi ingenti durati per settimane e per mesi, ma anche più del fatto che durante scioperi di minatori non cessarono d'essere possibili partite di football tra minatori e direttori di compagnie minerarie o altri membri del personale tecnico? Uno dei fenomeni infatti più caratteristici dell'Inghilterra - a differenza della Scozia e dell'Irlanda, é l'assenza dell'odio di classe, e starei per dire l'incapacità del senso dell'odio e del sentimento della vendetta. Lo sportismo che sarebbe ridicolo confondere coi giochi gladiatori dell'on. Mussolini, con i suoi matches, con le grandi ricorrenze del Derby, con le regate sul Tamigi che affratellano e mescolano signori e plebei senza che l'uno si senta menomamente straniero all'altro, ha infatti per effetto di creare una morale sportiva, quel senso del fair play, del tu give a chance, che poi dallo sport dilaga a tutte le altre sfere della vita e impedisce che la stessa politica divenga una lotta nuda e cruda fra fazioni che non si danno quartiere. Ognuno si abitua a darle e a prenderle serenamente, a non abusar della sua forza e della vittoria, a non avvilirsi o a indispettirsi per la sconfitta: oggi a me, domani a te! La CoronaCome dicemmo, uno degli effetti maggiori dell'insularità, si fu l'accelerazione della integrazione politica per opera della Conquista Normanna, la quale se instaurò per la prima volta lo Stato accorciando i giorni e le unghie al feudalismo, non riuscì di fatto a instaurare una monarchia onnipotente come quella che più tardi sorse in Francia. La Corona doveva fare i conti or con i vinti or co' suoi vassalli, or con entrambi; di buon'ora ciascuno apprese che non poteva fare da sé e che aveva bisogno or di queste, or di quello, l'abitudine al compromesso divenne di buon ora seconda natura; ed il fatto che la Conquista si svolse in pieno medio evo, prima del rifiorire del culto del Diritto Romano, fece si che la Corona rimase sempre concepita come entro e non come sopra la legge e che non sorgesse, accanto al diritto comune (commonlaw), quel diritto amministrativo che in mano alla ragione di Stato doveva in Francia e più tardi altrove creare un potere centrale arbitrario e irresponsabile. In Inghilterra rimase, sia pur spesso solo di nome, sovrana la legge; e di buon'ora, verso la fine del secolo XIII esistevano già un regime rappresentativo centrale, una ben definita autonomia per gli enti locali, una grande eguaglianza di fronte alla legge e una parte cospicua della popolazione avvezza a discutere della cosa comune e a partecipare all'amministrazione della giustizia. E tutto ciò massimamente perché la Corona aveva, con le sue guerre di conquista in Francia malamente finite, sciupata la strapotenza datale dalla Conquista. E' questo un punto capitale. L'imperialismo monarchico rovinò il primo impero britannico. Il secondo sorge sulle rovine del primo, specialmente di là dagli Oceani, in massima perché dopo la scoperta dell'America quando s'inizia l'espansionismo europeo, gli emigranti e coloni inglesi a differenza dei portoghesi, degli spagnuoli, dei francesi, degli olandesi, possedevano nella Madrepatria il modello di libere istituzioni. L'aristocrazia e il secondo imperoGià la stessa aristocrazia non era mai stata interamente una classe chiusa, isolata dalle altre e definita solo dal sangue e dal censo; essa aveva sempre saputo assimilare i migliori elementi dalle altre; già gli stessi vassalli maggiori e minori della Corona, invece di tiranneggiare ciascuno liberamente dal suo castello, erano stati costretti ad operare assieme nel Gian Consiglio di fronte alla Corona e a cercarsi alleati e sostenitori tra i commercianti e i piccoli proprietari. Ed ora, all'inizio dei tempi moderni, le assemblee centrali e locali che già eran state occupate dalla riottosa nobiltà feudale ed ora erano occupate dalla gentry erano in tutto analoghe a tante piccole repubblichette perfettamente autonome entro i limiti della legge, di una legge amministrata da gentlemen che la conoscevano per tradizione domestica. Il secondo impero Britannico sorge, si può dire, per iniziativa privata di perseguitati politici e religiosi ansiosi di sviluppare di là dall'Atlantico i germi di libertà che nelle guerre civili e durante il periodo degli Stuarts corsero pericolo nella Madre Patria. È quindi su di una larga base di consenso, di cooperazione fra tutte le classi e di libertà individuale che detto Impero s'aderge; le stesse compagnie commerciali, ad es. quella delle Indie, che fonderanno un Impero autentico hanno costituzioni fondate sul tipo di quelle degli enti locali incorporati. Non solo: costoro, desiderosi di esser liberi dal Governo regio metropolitano, spesso certe di non potervi affatto contare, non si diportano nei nuovi territori menomamente in massima da conquistatori; invece di fronteggiare devono girare le difficoltà; e così, a differenza dei coloni delle nazioni continentali, che sono funzionari di Stato sostenuti dai loro Governi e intesi a soggiogare e a sfruttare epperò meno atti a gettar radici permanenti nel nuovo suolo, essi vengono con gli indigeni a compromessi; mirano a far affari o a coltivar la terra più che a dominare; e in tal guisa suscitano meno ostilità e a poco a poco si costruiscono stabili dimore. La colonizzazione inglese succede ove le altre relativamente falliscono perché é libera, spontanea, non burocratica; commerciale ed agricola, non di Stato, non militare. Il terzo imperoE se pur essa, verso la fine del secolo XVIII subisce una catastrofe che per poco non manda a picco anche il secondo Impero britannico, gli é che verso la fine del secolo XVIII le stesse istituzioni politiche inglesi non erano ancora abbastanza liberali; le guerre civili del secolo XVII avevano assicurata la supremazia del Parlamento, ma non ancora la responsabilità del Gabinetto di fronte a questo; e per di più le distanze tra l'America e l'Europa, il pregiudizio universale sulla natura della colonizzazione che vedeva in questa un modo di estrar tributi e finalmente la mentalità tedesca del re inglese, che non esitò a inviar soldati tedeschi contro i coloni inglesi, dovevano quasi inevitabilmente provocare il grande scisma del mondo anglosassone. Il risultato del quale si fu per l'appunto di render possibile in Inghilterra l'avvento del regime di Gabinetto, di un regime che più tardi avrebbe potuto essere instaurato anche nel Canadà, in Terranova, in Australia, nel Sud-Africa, nella Nuova Zelanda, nelle colonie di razza bianca e preparate nel corso del secolo XIX la trasformazione di queste in nazioni britanniche autonome, ma non separate dalla madrepatria. Se fin dal 1782 fosse esistito il regime di Gabinetto, non c'è ragione di pensare che li Stati Uniti e il Canada non potrebbero pure oggi costituire un unico Dominion britannico: ma anche senza di ciò e pure per mezzo di quanto avvenne riman dimostrato che il Terzo Impero Britannico anche più del secondo é un prodotto del maggior grado di cooperazione e di consenso fra tutte le forze sociali nella metropoli, nonché del grande spirito di compromesso e di comprensione dei comuni interessi ed ideali, che or tiene uniti tutti i Dominions senza l'intervento di alcuna costituzione scritta. Il mero fatto che né l'Inghilterra né l'Impero Britannico posseggono una costituzione scritta è di per sé magnifico documento della solidità e intensità delle forze spontanee e naturali che tengono assieme la grande compagine. L'opinione pubblicaE nondimeno non abbiamo ancora finito di enumerare i fatti più importanti per la confutazione dell'opinione che l'Impero Britannico sia in decadenza... nella misura in cui in esso trionfano i principii di libertà e di egual compartecipazione di tutti nella cosa pubblica. Come abbiamo già accennato, precisamente perché l'Inghilterra é un isola, un esercito le fu sempre meno indispensabile di una flotta; donde il punto vulnerabile dell'imperialismo monarchico susseguente alla conquista Normanna. A sua volta la mancata indispensabilità di un esercito favorì lo sviluppo dell'autogoverno da parte delle classi pronte ad assumerlo. Le quali quindi furono portate ad esercitare il controllo sulle spese in guisa da assicurare l'indipendenza dell'isola al minimo costo possibile. Un paese libero e democratico, appunto perché in massima intento a miglioramenti interni, sarà il più restio a spendere energie in imprese avventurose; per indurvelo i suoi governanti devono riuscire a presentargliele come guerre di difese; e più esso é veramente libero e moralmente vigile più l'inganno é difficile e breve. Ma sia che ad ora ad ora l'inganno riesca, sia che il paese sia impegnato in guerre in cui la sua sicurezza é veramente in pericolo, il fatto che il Governo deve tener conto della opinione pubblica giova e non nuoce alla prosecuzione della guerra fino alla vittoria. Alberto Sorel nella sua grande storia delle guerre della Francia rivoluzionaria nota come Pitt aveva sui suoi colleghi e rivali del Continente il vantaggio di conoscere almeno bene il proprio paese per mezzo del suo parlamento per quanto oligarchico; laddove essi parevano conoscere tutto quel che avveniva in casa altrui e non avevano alcun modo di conoscere il polso dei loro polli. In un paese in cui c'è più libertà di discussione aperta ogni soldato che va al fronte e che vi s'arruola sia pur sotto la pressione dell'opinione pubblica, sa perché va a combattere e per che cosa combatte più che in paesi ove deve recarcisi come coscritto il più delle volte senza che si cerchi di spiegargli la causa cui gli si chiede di sacrificarsi. Un Governo di paese a libera discussione assicura ai comandanti de' suoi eserciti e delle sue flotte soldati di cui essi possono fidarsi più che i loro colleghi di stati retti ad autocrazia o a dittatura. E quando invece della sola Gran Bretagna si ha a che fare con tutto l'Impero Britannico, con una mole di 430 milioni di abitanti sparsi su un quarto della superficie terrestre diventa anche più vero che essa non può agire come una forza capace di vittoria che se e quando si muove per fini capaci di apparire giusti a un quarto all'incirca del genere umano o di apparirgli almeno tali da essere preferiti al trionfo dei fini del nemico. In ultima analisi la vittoria non viene dalla forza in sé ma dalla forza del consenso basata sulla forza cumulativa di grandi tradizioni, di libere istituzioni e di caratteri nobili e fermi. Tutto questo naturalmente spiega l'impressione di lentezza, di indecisione, di perplessità, talvolta perfino di egocentrica insensibilità alle difficoltà altrui, che l'Inghilterra produce negli altri durante le grandi guerre; e par debolezza a coloro, dalla mentalità militaristica, che apprezzano la superiorità delle istituzioni autocratiche ed aristocratiche per imprese aggressive necessitanti colpi di mano rapidissimi e decisivi. Occorre tempo perché il consenso maturi sotto la pressione del pericolo. Ma é anche vero che un consenso così maturato genera energie di resistenza e di rintuzzamento, che una volta scatenate vanno fino in fondo e son più inesorabili che le spire di un serpente. Un consenso così maturato permette di affrontare più rischi e coprir le spese di più errori che non un consenso meno largo e libero; evita più guerre ingiuste e permette di condurre a termine nel modo meno indecente: e spesso in modo non inglorioso pur quelle ingiuste che non si seppero evitare. E finalmente mercé questo controllo iniziarle della opinione pubblica sulla politica estera inglese fin dall'inizio dei tempi moderni, l'Inghilterra ha ormai al suo credito la tradizione di essere nel corso degli ultimi quattro secoli intervenuta ben quattro volte a salvare con la propria, l'indipendenza e la libertà degli altri popoli civili europei minacciati dallo stesso nemico ed ha al suo credito il fatto di avere all'indomani delle guerre napoleoniche non solo cancellate le indennità di guerra alla Francia, ma ancora restituite ai soci nemici quasi tutte le conquiste territoriali, spesso perfino in migliorate condizioni economiche; nonché il fatto, unico nella storia, di aver fatto dono delle isole Jonie, nel 1864, a un altro Stato (la Grecia), senza costrizione veruna; fatto al quale in tempi più recenti potrebbesi aggiungere quello del conferimento dell'autonomia piena ai due Stati Boeri, ad appena cinque anni dalla pace di Bloemfontein; conferimento che ebbe tanto peso nel fare, dal 1914 al 1918, del Dominion del Sud Africa, il centro della distruzione dell'impero coloniale africano germanico. Una tal tradizione entrata ormai nello spirito vivo nel paese e collegata a nomi immortali della storia dalla poesia é pur essa di non picciol valore del determinare i limiti delle stesse oscillazioni in senso illiberale a quando a quando inevitabili in Inghilterra come in ogni altra nazione. La grande industriaNel corso del secolo XIX per altro essa é stata immensamente rafforzata da tutte le conseguenze economico-demografiche dell'avvento della grande industria. Prima della rivoluzione industriale la talassocrazia era necessaria solo per impedire che fossevi in Europa una potenza capace di costruire una flotta con cui sbarcare eserciti in Inghilterra e distruggerne l'indipendenza. La rivoluzione industriale col triplicare la popolazione delle Isole Britanniche, col rendere quattro quinti della popolazione dipendenti pei loro mezzi di vita da crescenti esportazioni in tutto il mondo con cui comperare materie prime per le industrie e cereali per gli uomini rese inevitabile l'avvento del libero scambio e rese essenziale condizione della indipendenza politica dell'Inghilterra, che i suoi traffici fossero sicuri in tutti i mari e che la sua flotta potesse garantirne la sicurezza con l'essere capace di tal compito mondiale senza suscitare apprensioni in altri Stati. Ora il solo modo d'evitar tali apprensioni si é di non usarla contro la indipendenza di altri popoli affinché essi non si coalizzino contro la potenza navale britannica, condizione dell'indipendenza britannica. Ecco perché in conseguenza dell'avvento del libero scambio e di quella libertà dei mari in tempo di pace, praticata dalla sola Inghilterra, e che consiste nel non differenziare fra navi inglesi ed estere nelle condizioni d'uso de suoi porti, si é avuta una talassocrazia che, a differenza di tutte le precedenti, dopo aver rotto i monopoli di queste non ne eresse uno nuovo gli é che essa é solo l'aspetto navale del libero scambio. La nazione che vive di servizi economici scambiati liberamente con tutto il mondo non può non usare la sua flotta che a difesa delle libertà del mondo intero contro chiunque le minacci. Si può dire senza esagerazione alcuna che non solo le libertà civili, politiche e religiose dell'Inghilterra e dell'Europa sono cresciute all'ombra della talassocrazia britannica in lotta contro le rinascenti maree egemoniche continentali, ma ancora che le indipendenze del Belgio e dei Paesi Bassi, della Grecia, dell'Italia, degli Stati danubiani e balcanici e la stessa indipendenza e sicurezza di tutti gli Stati dell'America inclusi gli Stati Uniti, nonché, ça va sans dire, quella dei Dominions britannici e dell'India, sono i prodotti diretti o indiretti della talassocrazia britannica fra la battaglia di Trafalgar e l'armistizio del 1918. Non vi è nella storia strumento che più abbia contribuito a disseminare il mondo di nuove e libere nazioni, a difendere le vecchie ad abolire la schiavitù e ad unificare tutti i continenti sotto il controllo della civiltà europea. Senza di essa, senza la colossale marina mercantile britannica, creazione del libero scambio, nonché senza i prestiti finanziari inglesi, pur essi prodotti di settant'anni di politica liberale, gli Alleati sarebbero ora sotto il calcagno tedesco; la stessa America non avrebbe potuto inviare in Europa uomini, munizioni e viveri o sarebbe arrivata in ritardo. Attualità dell'InghilterraEd ora tutto questo é parte della coscienza politica britannica operante; ora tutto questo è England. Tutto questo fa si che ora, precisamente perché di gran lunga più di ogni altra nazione l'Inghilterra dipende per la vita e la prosperità delle sue crescenti popolazioni dalla pace e dalla prosperità di tutto il mondo per terra e per mare, essa é pur la nazione più interessata alla ricostruzione europea, quella che più ha una visione dell'Europa come un tutto e quella perciò che più naturalmente, assieme a tutti i piccoli Stati, é per la Lega delle Nazioni. La sua politica estera é ormai assisa su basi permanenti, che la spingono ad essere amica di tutti e alleata con nessuno, a non aspirare ad egemonie e a impedire che sorgano egemonie affini; e così ad essere o a divenire, in momenti critici, centro naturale di cooperazione di tutti gli Stati che si sentono minacciati da ambizioni monopolistiche e dominatricri, universali o locali, di non importa quale grande potenza; centro di cooperazione contro il quale sempre non possono a meno di infrangersi le mere alleanze. Ciò fu visto pur di recente a Ginevra, in occasione della controversia italogreca, quando la Francia s'accorse che le sue esitazioni a difendere e sostenere la competenza della Lega contro l'attacco mussoliniano, minacciava di schierare tutti i piccoli Stati europei, inclusa la Piccola Intesa e la Polonia, dietro l'Impero Britannico, che così diventava egemone in Europa. Insomma l'Inghilterra é un mondo che, sviluppatosi attraverso molti secoli di storia dietro le difese dell'insularità, arrivò a render possibile dentro di sé una fioritura di ricche individualità, un alto livello medio di buon senso, di equità, di rettitudine, e di solidarietà morale, quale le autocrazie politiche e religiose, il militarismo e il nazionalismo fin qui impedirono sul Continente; buon senso, equità, rettitudine e coesione morale che trovarono la loro espressione nella creazione della più grande mole politica della storia e ne sono pur ora le sorgenti di vita. Le fonti della grandezza britannica sono nella storia del carattere inglese e delle sue scaturigini morali e religiose. L'Inghilterra era grande prima dell'avvento della civiltà del carbone; Shakespeare, Milton, Marlowe, Spenser precedettero l'avvento dell'Impero Britannico; pur oggi la piccola isola é culturalmente, intellettualmente ed anche economicamente più ricca di tutto l'impero di cui é il cuore ed al quale dà istituzioni, uomini ed esempi. Pur oggi questo cresce, secondo l'esempio dell'isola madre, in libertà e spontaneità di vincoli, più culturali ed economici che politici. E sia nella costellazione delle nazioni figlie che nel cuore dell'isola madre arrivano al potere i figli non solo di gentlemen, e di professionisti e di industriali, ma pur di lavoratori della terra e dell'officina. Ogni giorno che passa - ieri la Rodesia, l'altro ieri l'Irlanda, - vede nuovi Dominions aggiungersi agli antichi, vede l'antico edificio posare su sempre più vasto, spontaneo e profondo, pur se non servile, consenso di classi, di nazioni, d'individui, di razze. Il processo che ai nostri bestemmiatori della libertà par dissoluzione e decadenza é lo stesso processo che è in corso da ché sul prato di Runnymede i Baroni s'imposero a Giovanni Senzaterra; e la è ben prolungata questa decadenza che parve già fatale all'indomani della secessione americana; che parve già innegabile a Napoleone, a Montalembert, a Treitzschke, a von Bernardi, a Maurras, i precursori dei nostri poco originali e molto plagiari nazionalisti! O piuttosto la è ben dura e strana questa ossessione o perversione di spiriti, che s'ostina a negare che questo vivente miracolo che é l'Inghilterra possa essere altro che il miracolo della libertà. Che importa? Una lapide nell'Abbazia di Westminster, recante il nome dell'ambasciatore americano a Londra durante la grande guerra, ricorda che uno straniero, cui la neutralità troppo prolungata del suo paese fu agonia, attestò in una lettera a Wilson ancor reluttante, che la potenza e la grandezza britannica era l'espressione visibile d'una stirpe ancor giovane, che non ha per anco cominciato ad essere indegna. ANNIBALE CODURI.
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