VIAGGIO ATTORNO A GOBINEAU

II.

    Il primo "addomesticamento" delle dottrine di Gobineau fu compiuto dal cenacolo wagneriano di Wahnfried.

    In confronto agli "umori" di Gobineau, Wahnfried rappresenta la borghesia tedesca del 1880. Ci sono degli esteti, dei poeti, degli scenografi: non ci sono Junker, fuori che uno.

    "Gobineau - dice ingenuamente lo Chamberlain - afferma l'irrimediabile decadenza del genere umano, mentre Wagner lui, non contesta questa decadenza, ma ha fede nella rigenerazione" (Chamberlain Ges. Werke Vol. 2). Grazie tante. Wagner "corregge" Gobineau conforme alle convenienze e ai rispetti umani del pubblico germanico di quegli anni. La prima democratizzazione, la prima popolarità di Gobineau si ottengono con una formidabile iniezione di ottimismo e di confidenza mistica. Gobineau è un Junker, del genere dei Rochow e dei Platow, molto vicino alla nobiltà della Marca di Brandeburgo. La sua formazione spirituale, i succhi ch'egli trae dalla terra, lo accostano alla aristocrazia fondiaria di Prussia. Il suo pubblico più adeguato sarebbe quello dei baroni baltici, sperduti in mezzo al contado slavo. Costoro sentono l'identico suo disprezzo per i manants, lo stesso pessimismo sull'esito della difesa contro l'altra razza, i contadini. Gobineau é un degnissimo barone baltico onorario. L'Abbaye de Typhaines potrebbe essere un romanzo lettissimo nei castelli di Livonia, se non fosse mal composto. I baroni baltici, come si sa, sono buongustai della letteratura francese.





    L'unico nobile prussiano di cui disponga il cenacolo wagneriano è Filippo von Eulemburg. Filippo von Eulemburg ha dei grandi meriti di propagandista gobinista: è lui che, primo, scrisse di Gobineau in tedesco (articoli sul Bayreuther Blätter) nel 1886. Ma non è un Junker. E' un temperamento di artista. "Io non fui né soldato né politico malgrado abbia servito nella Garde du Corps e abbia raggiunti alti posti diplomatici: in fondo al mio cuore io fui sempre un artista, e posso vantarmi, ancor oggi, di essere la migliore guida nei musei di Firenze". E' anche un cinedo. Sarà uno degli astri della corte di Guglielmo II e precipiterà sotto i colpi delle polemiche scandaliste di Maximilian Harden. Noto col vezzeggiativo mignon di "Fili".

    Con Filippo von Eulemburg, è il bombistico regime guglielmino che si impadronisce di Gobineau, e lo aggrega al proprio ciclo facsimile nibelungico-ariano americanizzante. È una prima volgarizzazione.

M. S. Chamberlain

    Poi Gobineau cadde in mano a Houston Stewart Chamberlain.

    H. S. Chamberlain lo adattò ai gusti bombistici del regime guglielmino. Le dottrine, austere e sprezzanti, fiorite nelle serate di un vecchio castello di Normandia, dovettero essere piallate, tornite, lucidate per un pubblico tratto dai nuovi ceti tedeschi, dalle fabbriche e dalle Bürohaüsen. C'era una quantità di commessi che si palpavano il cranio per trovarsi le dimensioni sacre degli Aria alti e biondi.





    H. S. Chamberlain fu presentato al Kaiser da "Fili" Eulemburg, ad una partita di caccia in Liëbenberg. Poi "comandato" ai ricevimenti di Potsidam. Egli è un inglese, e rappresenta l'unica conquista spirituale della Germania di Guglielmo II. In mancanza di Carlyle, Chamberlain. Cominciò ad occuparsi furiosamente di botanica, poi passò alla fotografia artistica, e infine alla teoria delle razze umane. Molti soggiorni in alberghi di Cannes, Ginevra, Firenze, Dresda: infine, questo inglese intedescato stimò bene di stabilirsi a Vienna. I suoi "Fondamenti dei secolo XIX" sodo una edizione espurgata dello Essai di Gobineau: dico, espurgata del pessimismo virile, dell'ironia; degli umori cavaliereschi contro il secolo. E pensare che i nostri "conoscitori" della Germania di anteguerra presentarono Chamberlain come uno scrittore aristocratico, reazionario, junkerista! Egli era semplicemente un dettagliante di arianesimo ottimista e grossolano. Una caricatura borghese di Gobineau. La Germania, che è il paese del continente di più intensa industrializzazione, e di più intenso travaglio di nuovi ceti e di nuove fortune, il paese più americano di Europa, non avrebbe saputo che farsene del Gobineau integrale. Questo Gobineau aveva scritto: "L'inverno arriva, voi non avete figli. Fondate dei regni, delle grandi monarchie, delle repubbliche, ciò che voi vorrete: andate a tormentare i chinesi in casa loro, date il colpo di grazia alla Turchia, trascinate la Persia nel vostro movimento: ciò é ben possibile, anzi inevitabile. Ma infine, le cause del vostro snervamento si accumulano e si accumuleranno sempre, per queste stesse azioni: e non vi sarà più nessuno al mondo per sostituivi, quando la vostra degenerazione sarà completa". Così aveva parlato Gobineau agli Ariani. Immaginarsi se questi discorsi piacevano alla Germania del 1900. C'erano, per questo, troppe ciminiere. Il regime della grande produzione esige delle prospettive ridenti per il suo pubblico. Non sopporta queste nobiliari malinconie, rassegnate come la vita di una città di provincia.





    Chamberlain, cosmopolita borghesissimo, carne da albergo e stomaco da stazione climatica internazionale, svolse una teoria delle razze in cui gli ariani non erano minacciati da alcun crepuscolo. Così tutti i "parvenus" di Germania furono contenti, compreso Guglielmo II, che lo ebbe carissimo.

    La sua consorte, Anna Chamberlain, racconta (Meins Erinnerungen aus H. S: Chamberlain Beck ed Muenchen) ch'egli registrava tutti gli incroci dei suoi cani e tutte le monte. Tanta era la sua passione per la teoria delle razze e per la purezza dei sangui. Non potendo, lui plebeo, curare il proprio albero genealogico come aveva fatto Gobineau nella Vie d'Ottar Yarls, si rassegnava a disegnare quello del proprio canile. E questo è il simbolo più esatto del suo significato rispetto a Gobineau, e del valore dell'opera sua. Anzi: la Germania di Guglielmo II sta agli Ariani alti e biondi, come l'albero genealogico di Chamberlain sta a quello di Gobineau.

Il Gobinismo associato

    Ma, accanto a Chamberlain, ci fu per lunghi anni un culturista che arava, su è giù Gobineau e le opere inedite di Gobineau, e l'epistolario di Gobineau e le fonti della vita di Gobineau. Pareva, Gobineau, un suo campicello, il cui racconto gli fosse tutto riservato.





    Questo culturista è il professore Ludwig Schemann, dell'Università di Friburgo. Propaggine del cenacolo wagneriano nella grassa, e pingue terra della Germania del '800. Schemann non é più il dotto tedesco, tradizionale, in pantofole e berretto da notte, ingenuamente devoto al suo autore, e insieme geloso di coccolarselo in silenzio, con edizioni critiche perfette, e "contributi", bibliografici. Lo Schemann è una creatura essenzialmente democratica. E' un lanciatore di Gobineau, un propagandista di Gobineau, un impresario di Gobineau. Considera il proprio apostolato gobinista come una missione provvidenziale, e ormai esclusiva. Schemann predica Gobineau, come Steiner predica la Dreigliederung per risolvere il problema sociale, come, in un grande paese moderno, si predica l'esperanto, la teosofia, la Yoga indiana, l'hallesismo, la temperanza, il rispetto verso gli animali. La sua opera per far conoscere Gobineau rientra fra i casi di proselitismo organizzato che pullulano in un paese di forte sviluppo industriale. Schemann ha al suo attivo la costituzione della Gobineau Vereinigung, il museo-archivio gobinista di Strasburgo, l'introduzione dei dialoghi della Rénaissance come libro di testo nelle Realschulen e nei ginnasi, le rappresentazioni gobiniste a Weimar, le traduzioni eccellenti delle opere, la esauriente biografia in due volumi pubblicata negli anni di guerra, un colpo di stato nella Gobineau Vereinigung, consumato nel '19, sciogliendo la società e ricostituendola con soli membri tedeschi. Tutta una vita: conferenziere, archivista, impresario; editore, uomo d'affari. Schemann è il conquistatore di Gobineau. Egli lo afferma: "il nostro Gobineau ci appartiene, a noi tedeschi, nei pieno significato della parola appartenere". (Schemann: Gobineau u. die deutsche Kultur, Eckardt ed. Leipzig). Una vera annessione di Gobineau.





    Questa organizzazione e propaganda intensive, possibili solo in un paese moderno recettivo per ogni forma di proselitismo, cavano da Gobineau una ideologia sempre più adatta al largo pubblico del volumetti Réclam. Impongono al disprezzante e disperato Gobineau un arianesimo letterario, wagneriano, pieno di fiducia nella rigenerazione del mondo.

I "documenti giustificativi"

    La conseguenza è il gobinismo spicciolo.

    Ecco quanto si può leggere nelle inserzioni di un giornale nazionalista tedesco.

    "Loggia z. h. G. (per Santi segreti). Uomini tedeschi-nazionali, e donne di nobile biondo-germanica razza e aristocratici sentimenti, che siano vogliosi di associarsi ad una ristretta Loggia, puramente germanica, possono inviare fiduciosi fotografia e documenti giustificativi della purità del loro sangue germanico all'Amministrazione di questo giornale".

    La buona gente capovolge Gobineau. Gobineau, l'immagine dell'Aria, dominatore e signore, se la fantasticava nel passato per averne motivo di disprezzarne tutti i commessi di bottega e tutti gli operai delle officine. Ma costoro non si rassegnano affatto né ad essere messi fra i meteci, né a credere che il sangue loro debba essere contaminato senza rimedio.

    E accorrono coi "documenti giustificativi". Basta questa frase deliziosa, per capire quanto Gobineau si sia incanagliato.





Gli adoratori di Wotan

    Altro esempio di gobinismo spicciolo, di Gobineau volgarizzato.

    Gobineau scrisse: "Il regno del cristianesimo non é di questo mondo", è in Ottar Jart mostrò il carattere cristiano "ben pallido, ben smorto", quando nelle anime degli ultimi ariani sopravvive "l'antico e divino paganesimo del Nord". Non dubitate, che lo si è pigliato subito in parola.

    Un frate francescano, Padre Ehrard Schlund, ha compilato una raccolta interessantissima sulle "Associazioni non pagate in Germania (Neugermonisches Heidentum in heutingem Deutschland. Pfreiffer u. Co. ed. Muenchen 1924). Non si tratta, sempre, di veri e propri adoratori di Wotan: ma in generale, questi onesti e ingenui tedeschi (con il sacco a spalla, e la borsa di cuoio sotto il braccio) vorrebbero tornare a una ripresa dei esuli pagani, già patrimonio degli Ariani alti e biondi.

    Schlund segnala preliminarmente parecchi accenni, che si trovano già in Lagarde e che incontrano grande fortuna presso i wotanisti moderni: "è triste - essi dicono - che in Germania il rapporto dell'uomo a Dio debba essere indicato dalla parola straniera "religione". Questa parola, da sola, è una offesa alla razza. Religione no. Gottlim, questo va bene. E qui è messa a contribuzione la teoria delle razze, cioè del Gobineau rimasticato attraverso il wagnerismo, Chamberlain e le edizioni di Schemann. Si pensa, che la religione debba essere fondata solo sulla razza: tante le razze, altrettante le religioni. Altri elementi di queste coagulazioni religiose neo pagane sono l'antisemitismo, e un po' di animismo naturalistico e di vago panteismo.





    Nello scritto dello Schlund sono esaminate venti di queste organizzazioni neopagane. Il "Germanen orden" ha una rivista: "Runen, rassegna per manifestazioni spirituali germaniche, e indicatore del grado di amicizia del Germanenorden".

    Il Bund für Deutsche Kirche contava fra i suoi membri Chamberlain, e ora Bartels, Maurenbrecher. I punti essenziali del programma sono "Rassische Hockultur, Zuchtungskunst, Naktskultur": allevamento di giovani stalloni di pura razza alta e bionda, fabbrica di Sigfridi pronti ad ammazzare i draghi, ariani con i documenti giustificativi come cavalli da corsa.

    Ecco uno stralcio del programma del Deutsche Orden:

    "Il Deutsche Orden è una lega di gente tedesca, riunita in Lauben (lett. pergole: press'a poco logge) ben disposta per le divinità tedesche e per la vera vita tedesca. La sua azione si esplica con il culto della sippe (press'a poco, della tradizione famigliare) con imprese di colonizzazione interna riservati rigorosamente a individui dell'Ordine, e cioè di pura razza ariana, cura delle arti e del canto, esercizi ginnastici e guerrieri, cultura del nudo, pellegrinaggi attraverso la patria tedesca, orazioni mattutine, e feste di iniziazione e di consacrazione germanica. Insieme ai singoli, sono accettati anche "focolari", (famiglie). Associata all'"Ordine tedesco", è la Deutsche Schwesternschaft, che si è prefissato il compito di prestare attivi servigi al sangue e alla natura tedeschi: allevamento di orfani e di bambini in istituti campestri. La gioventù aderente all'"Ordine tedesco" e alla Deutsche Schwesternschaft è riunita in statali organizzazioni, sotto il nome di Jungborne (fonte di gioventù) i cui fini sono coordinati a quelli delle due organizzazioni per adulti".





    Ed ecco quanto lo Schlund racconta su un altro di questi aggregati neopagani:

    "La vera chiesa del movimento neopagano è la "Comunità dei tedeschi credenti". Questa si chiama "consacrata e divinista comunità di uomini e donne senza confessione religiosa cristiana e di pura razza tedesco-ariana, desiderosi di una vera vita tedesca in piena libertà spirituale". La loro fede postula un ripristino della vecchia fede odinica della razza tedesca, sui terreno del nazionalismo e, insieme, della mistica attivistica più grossolana. Lotta contro il cristianesimo e il giudaismo. Il culto ha una consacrazione che è un misto di cerimonie cristiano cattoliche e di coreografia barbaricizzante. Sono celebrate feste della Sippe e feste delle stagioni. Si conosce un "battesimo tedesco" con imposizioni di nomi, una iniziazione virile, una consacrazione del focolare, una cremazione, tutte accompagnate da rituali assortiti".

    Lo Schlund cerca di calcolare quanti siano i tedesco-ariani di razza pura riuniti in queste leghe: ma non può dire nulla di preciso. Questo "razzismo" più schiettamente neopagano si ramifica sottilmente intrecciandosi con dipendenze massoniche, nidi teosofici, si alimenta da tutta la fermentazione mistica delle grandi città tedesche.

    E' degno di rilievo il fatto che migliaia di reclute del solo Deutsche Orden sono fornite dall'Assia renana, una delle regioni di maggiore sviluppo industriale, e dove, indubbiamente, le esigenze della produzione hanno provocato più larghi spostamenti di ceti e frammischiamento di tedeschi di tutte le stirpi, non precisamente ariane. (1).

I nuovi connotati

    A questo punto, Gobineau ha cambiato connotati. Il "gobinismo" di queste organizzazioni di "tedeschi di razza pura" è contro tutti gli umori di Gobineau. L'ideologia gobinista è stata completamente trasformata. I ceti nuovi, gli uomini delle grandi città industriali, usciti dalle fabbriche e dagli uffici, hanno ridotto a loro taglio l'arianesimo aristocratico e pessimista dell'Essai.





    Esso non è più soffuso da un maestoso e inesorabile tramonto: vuol essere una aurora. Dal fondo della provincia di Normandia si possono vedere gli ultimi Aria, dritti sul loro bianchi cavalli, tristi e solenni, stramazzare dispersi e sommersi nella calca ignobile di meticci, che sale e soffoca. Ma in una città moderna si è obbligati ad essere più confidenti. Non sono più tollerate le dottrine disperate. L'arianesimo diventa, da etnico, volontaristico: da impotente a difendersi dalla corruzione, capacissimo a rigenerare il mondo. In nome dell'arianesimo, si fondano colonie marine e colonie alpine: e queste applicazioni, Gobineau non se le sarebbe aspettate davvero. Odino e Wotan, che per Gobineau erano due immagini poetiche, sono stati rimessi sugli altari: i nomi che il nobile trattava come pie memorie della razza hanno perduto il loro significato filologico, per proiettarsi sull'avvenire come una formula, come una parola d'ordine dell'azione.

    La volontà, punto centrale della filosofia contemporanea, è la trasformatrice dell'arianesimo di Gobineau nell'arianesimo volgare. La propaganda e la diffusione della ideologia di razza è stata possibile solo a questo patto. La dottrina di Gobineau ha acquistato così un significato per la vita - e per la vita delle grandi nazioni: chi si ricorda più della obiezione di Tocqueville?





    La società moderna, l'uomo moderno, offre ma immensa recettività a tutte le predicazioni, a tutte le propagande: prende tutto sul serio. Ha preso sul serio perfino l'arianesimo etnico di Gobineau e la devozione per le antiche divinità delle tribù germaniche. Si appassiona a tutto: anche alle fantasticherie di un nobile della provincia francese, imbronciato con la rivoluzione. Accetta tutto, anche il gobinismo. Ma a patto di insufflare a tutto lo spirito della civiltà occidentale, la febbre dell'azione e della conquista. Tutte le ideologie possono essere innestate nella cultura dell'Occidente, ma non riusciranno mai a soffocarla col pessimismo. Le apocalissi tetre e superbe furono un privilegio degli antichi regimi, delle aristocrazie fondiarie: l'uomo moderno non le accetta più, le considera come pose letterarie quando invece furono sudor di sangue. La macchina impone l'ottimismo, la confidenza nell'avvenire, l'afasia di ricostruire o di rigenerare il mondo.

    L'Europa è giovine. Essa non comprende neppure le voci che - come quella di Gobineau -esprimono umori arcigni e senili: Anzi: storce immediatamente le parole di condanna in parole di promessa, svisa l'arianesimo da disperato in ottimista.





    Così, Gobineau - questo tetro augure di un immenso tramonto - è uno dei maestri dell'ora. Non vale ch'egli abbia chiuso il suo Essai con queste parole: "La prévision attristante, ce n'est pas la mort, c'est la certitude de n'y arriver que degradés; et peut-être même cette honte reservée à nos descendents nous pourrait-elle laisser insensibles, si nous n'éprouvïons, par une secrète horreur, que les mains rapaces de la destinée sont déja posées sur nous". Non vale. Tutto l'Occidente si ribella a questa profezia, la capovolge, adatta Gobineau a proprio uso e consumo. La razza, si: la contaminazione, no. Vi è qualcosa di commovente in questa incongruenza della vita, che si difende contro il libro, del mondo moderno e meccanico che si difende contro il nobile accusatore, del gobinismo, che si difende contro Gobineau. Ma per quella parte che la vita e il mondo moderno accettano delle sue visioni, Gobineau è ringiovanito e presente.

    No: gli Aria non sono dietro a noi, non attendono la suprema contaminazione. Tutti gli uomini moderni che accettano la lotta, che resistono al male con la violenza, che vogliono ricostruire il mondo secondo la loro fede o la loro illusione, tutti sono Aria, guerrieri e signori: appartengono alla stessa casta eletta, sono portatori di una saggezza smagata, sorta dall'azione. Tutti sono figli di re. Il regno favoloso degli Aria, l'Aryanamvaego, cantato da Gobineau con accenti immortali di nostalgia, non è dietro di noi: è dinanzi a noi. E l'operaio dell'officina, che spinge innanzi la sua prole e la sua fatica nell'immenso deserto della produzione moderna, può voltarsi nei secoli dei secoli, e scorgere l'Aria di Gobineau, l'"uomo onorabile" che scese dal Penjab con i carri pesanti e le greggi, la moglie ed i figli, verso la storia: e salutarlo con piena verità così: "Salve, o mio fratello nella barbarie! La mia migrazione è bella come la tua - ed è più vera!".

GIOVANNI ANSALDO.




(1) Di grande interesse, per lo studio di questo neo paganesimo germanico, sono le pubblicazioni della Casa editrice Deutsche Gemeinschaft, a Bad Berka presso Weimar. Si tratta di pubblicazioni propaganda, estremamente entusiaste. Fra le altre: Otto F. K. Arische Gotteskunde, e Reuter, Das Rastel der Eddo u. der arische Gedanke. L'enigma dell'Edda e la fede Ariana) Il motto della Collezione è: "Nuove vie ad una nordica feste!". L'unico giornale italiano - italiano? - che abbia avuto informazioni sommarie ma precise in proposito è l'Osservatore Romano.