La politica di Mistral

    L'autobiografia di Mistral è il più felice esperimento di un'etica del felibrismo. Una giustificazione tentata, attraverso a solidi argomenti sociali o piuttosto attraverso a rappresentazioni paesane di una semplice vita.

    Nello sfondo un'alta barriera di montagne ondulate, la catena delle piccole Alpi cinte di ulivi; la Caiéu, grande e ricca distesa di terre, e in mezzo alla piana, Maiano bella e "nostra" ("vi piace più una mela a Maiano che una pernice a Parigi"). Qui della provincia è inutile cercare la teoria o consumarne il ricordo nostalgico. "Ogni domenica si fa all'amore". L'agricoltore vi è ingentilito, fedele e innamorato della sua terra. Federico non fa che corree per avere dei fiori. Mette l'aria selvatica se vengono in casa dei forestieri: Perché quell'uomo non parla come noi?

- Perché è un signore.
- Ebbene, non voglio essere un signore.

    In questo ambiente patriarcale di nobile semplicità si nutre il culto delle tradizioni. Il bambino si sente vivere nel suo dialetto. È preda ai sogni alati dell'infanzia, agli istinti angelici dell'immaginazione. Si apprende anche troppo presto la meschina realtà! Eccolo in vagabondaggio come una giovane pernice.

    Il padre allevato all'antica ha l'apparente rudezza del vecchio pater familias. È il padrone della masseria. Ma più tardi, se, chiamato Federico, gli rispondono: "Federico scrive", d'incanto la voce rude del brav'uomo si faceva serena e soggiungeva: "Lascialo stare; non disturbarlo. Poiché per lui, che aveva appena letto il Vangelo e Don Chisciotte, scrivere era veramente un rito". La madre: "Col latte del suo seno e il miele delle belle tradizioni e dello spirito cristiano, la santa donna nutrì i miei primi anni felici". Così il noviziato del felibro, fu noviziato di masseria, di semplicità.

    La poetica di Mistral coincide perciò originariamente con una profonda ispirazione etica. Si era abituati a metter da parte perché grossolani i vocaboli più genuini del parlar provenzale. Mistral e Roumanille si convincono di "scriver la lingua tale e quale essa si parla nei luoghi più lontani dalle influenze di fuori". In una semplice battaglia di ortografia impegnano il loro rigorismo tradizionalistico.





    In questi sentimenti di Mistral si possono anche trovare delle intonazioni politiche. Una politica superficiale, generica; ma con un buon fondo di repubblicanismo ingenuo e con delle illusioni sulle future federazioni di Europa. Con il basso impero questi entusiasmi caddero "e a te, Provenza mia, e n te, poesia, che sempre mi avevi donato gioie belle e pure, mi dedicai interamente". In fatto di politica provenzale infatti Mistral era ben più profondo e coscienzioso.

    La grande libertà della natura, l'ordine, la pace della vita rustica, il trionfo di Cerere all'epoca della mietitura: ecco le più dolci ispirazioni sociali del cantore della masseria. Una concezione politica che era poco più che un affare di sensibilità e di epidermide.

    "Oggi che le macchine hanno invaso il regno dei campi, il lavoro della terra va sempre più perdendo il suo colore idillico, il suo lento ritmo divino. Oggi quando il grano è maturo voi vedete degli ordigni che somigliano a ragni mostruosi, a granchi giganteschi, chiamati "mietitrici" che agitano nel piano i loro tentacoli, che tagliano le spighe con dei coltellacci e legano i covoni col fil di ferro. Poi, finita la mietitura, ecco altri mostri a vapore, simili a "tarasche" chiamati "trebbiatrici", che ingoiano nelle loro tramoggie i covoni e stritolane le spighe, trinciano la paglia e vagliano il grano. Tutto questo all'americana, tristemente, affrettatamente, senza allegria e senza canzoni, attorno a un forno di brace rovente, in mezzo alla polvere e a un fumo orribile, con l'apprensione continua di impigliarsi e di frantumarsi un braccio o una gamba".

    Aveva assistito Mistral, bambino, alla lotta di due tipi di agricoltura e, contro la vanga e la zappa, erano allora le sue simpatie per l'aristocrazia dell'aratro, una modernità che non turbava la sostanza conservatrice della vita di masseria. Ma contro l'americanismo persino la poesia doveva intervenire per la difesa e per la conservazione. Ecco un programma dettato dal cuore al figlio del padrone della masseria: "Risollevare prima di tutto e ravvivare in Provenza il sentimento della razza che io vedevo a poco a poco estinguersi per l'influsso dell'educazione falsa e innaturale della scuola; provocare in secondo luogo tale rinascita con la riabilitazione della lingua nativa e storica del paese, alla quale la scuola faceva una guerra spietata; rendere in terzo luogo, di uso vivo e comune la parlata provenzale, mediante l'influsso e l'ardore della divina poesia".





    Non si può dire leggendo l'autobiografia di Mistral che queste considerazioni siano assurte a una grande idea valida come una vera e completa visione storica. C'è invece una continua ingenuità e un sapore di sogno fanciullesco nella costanza con cui il poeta vagheggiò le sue fantasie. Perché il suo regionalismo acquistasse un valore politico bisognava fare il processo alla Francia burocratica e centralista, risalire alle colpe napoleoniche, trovare gli errori del sistema demagogico e paternalistico del secondo impero, vinti a fatica nella terza repubblica. Per questo compito mancava in Mistral ogni passione di modernità e ogni interesse di cultura. Tutto il suo regionalismo ha un valore nostalgico, paesano, intimo. Non è un programma, è un'affettuosa confessione di timidezza. La politica era incompatibile con la rude ingenuità di questo contadino abituato a vedere la società come riunione di una buona brigata sana e allegra; il provenzale non aveva nessuna voglia di fare la marcia su Parigi, né avrebbe, acconsentito a cercare in Arles il contraltare della capitale. Anche per combattere Parigi bisogna che essa sia stata un'esperienza spirituale, che abbia comunque significato qualcosa nella vita di chi la combatte, e invece Mistral non fuggì mai i suoi campi e rinunciò a capire la natura stessa del conflitto di idee e di tendenze. Regionalista senza polemica, disarmato per istinto di pacifismo. L'orizzonte di Mistral è la famiglia, la masseria, il villaggio. La storia e la tradizione intervengono nel suo idillio soltanto perché danno un colore di leggenda e di poesia alla vita del contadino, figlio di contadini.

    Mirella nacque così, in uno spirito semplice, frutto d'amore, senza il pensiero di Parigi né dell'Europa.

"Non cantiamo che per voi
Pastori e genti dei Mäs
".





    "Mi ero proposto di far nascere una passione tra due belle creature della campagna provenzale e di condizione diversa, e di lasciar poi il seguito all'estro, come nell'imprevisto della vita vissuta, in balia dei venti! Mirella, questo nome fortunato, già di per sé stesso pieno di poesia, doveva fatalmente essere quello della mia eroina: perché l'avevo sentito ripetere in casa, e solamente lì fin dalla culla... Ma quando chiedevo spiegazioni su quel nome i miei ne sapevano come me. Una storia scomparsa col tempo dunque, e della quale non sopravviveva che il nome della eroina e un chiaror di bellezza in una sommessa e buia vicenda d'amore. Ed era abbastanza per il viatico a un poema che forse fu - chissà - per quella intuizione che è dote dei poeti, la reincarnazione di una realtà".

    Senza l'isterismo e i bamboleggiamenti dei falsi amatori dei campi, senza le sdolcinature domenicali dei cittadini, sente Mistral la sua missione di poeta campestre. Quasi non ci si rende ragione della sua arte se non si pensa all'importanza che hanno in lui gli elementi di superstizione.

    Così lo capì Lamartine prima che si diffondesse, deformata, per tutta Europa, la leggenda Mistral.

    "La sua modesta, semplice e dolce espressione non aveva affatto quella tensione orgogliosa dei lineamenti e quello sguardo trasognato che troppo di frequente caratterizza quegli uomini più vanitosi che geniali, considerati come poeti popolari. Aveva la naturale correttezza e il garbo delle anime schiette; sentiva nella sua vigorosa bellezza di essere dinanzi al figlio di una di quelle belle arlesiane - statue viventi dell'Ellade - che si trovano ancora nel nostro Mezzogiorno. Occorreva a Mistral la sua epopea per potervi trasfondere tutta la sua anima. Il giovane provenzale tornò al suo villaggio per raccogliervi, accanto a sua madre e ai suoi greggi, la sua più alta ispirazione".

    Nella Caléu, nella masseria sentiva Mistral la difesa dei suoi avi contro il sentimentalismo malato e tendenzioso che agita gli spiriti moderni non più fedeli della loro terra.

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