LA POLITICA VISTA DAL SUD. 2.

Diploma di benemerenza.

    La conclusione del così detto "caso Bovio" è stata napoletanamente coerente.

    Non appena l'ex-deputato massimalista è stato espulso dal suo partito, Antonio Casertano, ambasciatore di tutti i Mazzoni del Sud presso S. M. il Re d'Italia, si è affrettato a telegrafargli:

    "Porti un nome venerato non soltanto per altezza di mente quanto per proverbiale integrità. La tua vita purissima ti dà diritto di disprezzare le calunniose invenzioni. Ben sai che questo giudizio non è di oggi, conoscendoti dalla nascita ed avendoti seguito nella giovinezza e nella tranquilla ed operosa maturità. Ti stringo cordialmente la mano".

    Alla comunicazione di questa tessera ad honorem, Corso Bovio si è commosso, e con quello spirito d'intransigenza che è sua dote preclara, ha risposto:

    "La tua alta e commossa parola molto mi conforta in un'ora nella quale sconti il peccato di aver vissuto povero e di aver pensato liberamente.

    Educati entrambi alla scuola di un grande maestro di rettitudine, sentivo che la tua nobile voce non avrebbe oggi taciuto".

    Dunque l'applauso del Liborio Romano della nuova era gli basta. Chi si contenta gode.





Il Liborio Romano dell'era nuova.

    A proposito: avete mai pensato quanto Antonio Casertano somigli a Liborio Romano?... Ascoltate:

    "Banderuola in balia dei venti - scrive il De Cesare - Liborio Romano si dava l'aria di dominar lui i venti, compiaciuto e soddisfatto di sé; dava ragione a tutti ed era il solo dei ministri che non sembrava impensierito del domani. I borbonici lo bollarono per traditore, mentre i cavurriani di Napoli lo attaccarono con violenza e non sempre con giustizia, e il solo, che ne tentasse la difesa, fa quel partito di sinistra, il quale, generato dal Comitato d'Azione, reclutò nelle sue fila quanti vi erano più malcontenti, più turbolenti e più retrivi; nel quale partito, il Romano si schierò e militò finché visse, detestando i moderati e il loro governo, e forse, in cuor suo, punito dal rimorso di dover passare alla storia per traditore. Egli non tradì, perché non ebbe la coscienza esatta di quel che facesse, ma si lasciò trascinare dalla corrente: capo-scuola glorioso di tutti quei voltafaccia politici e parlamentari, più in piccolo e più volgarmente egoistici, dei quali siamo testimoni ogni giorno in questo periodo di parlamentarismo degenerato... Don Liborio, dopo trentanove anni di regime parlamentare, non può giudicarsi un fenomeno morale inverosimile, né una pianta esotica del nostro paese".

Il trasformismo fa ridere.

    Intanto tutto il fascismo campano è in crisi. A Napoli, malgrado gli sforzi di qualche deputato diretto a strappare al Governo un po' di milioni con lo spauracchio della questione meridionale, non si esce dalle liti interne e dal solito quadro dei Castellino, Turchi, Tecchio e compagni. Ad Avellino arde la lotta tra D. Giovanni Preziosi, direttore del Mezzogiorno, ed i quattro deputati fascisti locali, lotta a base di attacchi personali e di contumelie. A Benevento ed a Salerno i dissensi sono sopiti ed ardono sotto la cenere. È tutta l'impalcatura trasformista che scricchiola, sono le beghe personali che ripigliano vigore, la sostanza che affiora attraverso la forma, le griglie del volto che emergono al disotto del belletto.





    Niente è più sciocco del vecchio che vuole diventare giovine, di Casertano che si tinge i capelli. In un giorno di caldo la tintura si scioglie nel sudore ed il falso giovine scopre il suo trucco. Così il fascismo campano, con tutte le scorie del passato, con tutti i parassiti che aveva ospitato e fatto vivere, scopre finalmente la sua vera consistenza ed il suo valore, malgrado che l'on. Farinacci, con una incomprensione indefinibile, creda di aver quadrato il cerchio tra Pozzuoli e Frattamaggiore.

    Ma là dove il fascismo ha meglio mostrato la sua essenza è stato a Caserta, provincia di origine di Antonio Casertano.

    Ivi la Deputazione Provinciale ha votata e versata una notevole contribuzione alla Segreteria del P. N. F.

    Il fatto era così grosso che non si è potuto ignorarlo. La Federazione è stata sciolta e la Deputazione costretta a dimettersi. Ma questi provvedimenti non possono naturalmente distruggere gli effetti politici dello strano criterio amministrativo. Cosa fatta capo ha.

    Dopo un fatto simile è tutto il processo trasformistico che viene messo in discussione, e mai come oggi il disgusto è stato più esteso.

    Quando il trasformismo opera in lunghi periodi di tempo, difficilmente il pubblico se ne accorge, perché i gruppi interessati riescono a prendere posizione tempestivamente, ma quando i periodi di tempo sono terribilmente raccorciati e si susseguono come le battute di una commedia anche la piccionaia scopre il trucco e sghignazza.





Un'altra turlupinatura:il Congresso.

    Ed difatti spira tanto forte l'aria della turlupinatura che il partito dominante non ha avuto timore di bandire il primo Congresso per gli interessi del Mezzogiorno.

    Il programma è grandioso: ogni aspetto della questione regionale verrà abbracciato e discusso: dai porti alla montagna, dalla trasformazione fondiaria alle industrie estrattive, dalle comunicazioni ai capitali mobiliari. E per ogni questione è pronta non soltanto la relazione ma anche la soluzione, non soltanto la soluzione ma anche il progetto. Saranno centinaia di scritti, di proposte, di progetti, che sfileranno come in una feéie agli occhi attoniti dei popoli meridionali, per dimostrare quante cure il paterno Governo si propone di dedicar loro. Sentirete come le gazzette ufficiali intoneranno il poema della vittoria. Mai e poi mai si è visto un Governo simile, addirittura fatato, che scende - come nei racconti della prima infanzia - con la bacchetta magica su questa terra di dolori per sanare con la sola sua presenza le piaghe del popolo meridionale.

    Lo stesso Garibaldi, che scese nel Sud come il Messia, sarà sorpassato dal ministro Giuriati, uomo che risolve la grande questione del Mezzogiorno con i Provveditorati delle Opere ed elevando Potenza o Cosenza a residenza d'onore (vedete come si è capovolta la storia da quando il Borbone minacciava agli impiegati Potenza Cosenza o senza).

    E noi ascolteremo tranquillamente, sicuri di apprendere molte cose utili. Vi sono infatti tecnici di grande valore che collaborano o sono costretti a collaborare col Governo per ragioni superiori alla loro volontà.

    La speciale posizione, ed il disagio spirituale in cui si trovano, ispirano certamente compassione, ed è doloroso il sapere che essi sono continuamente in lotta e debbono reprimere i migliori impulsi della loro coscienza; ma la loro competenza inspira fiducia.

    Essi fanno intero il loro dovere: esporranno senza esaltazioni e quasi senza fiducia lo stato delle cose: cercheranno divulgare precetti ed idee che invano predicano da mezzo secolo e che popolo e Governo non vogliono ascoltare.

    Questa parte del Congresso resterà, e sfumato il tentativo di turlupinatura, non sarà difficile, a noi che avremo ascoltato, richiamarci alle soluzioni promesse e non eseguite.

    Ecco perché ascolteremo con attenzione.

GUIDO DORSO.