Pensieri scelti di W. Rathenau

Una profezia avverata.

    In un primo e più profondo risucchio della grande ondata rivoluzionaria, noi esperimenteremo un romanticismo aristocratico, dinastico e plutocratico, una nostalgia verso lo splendore dell'età gloriosa (1870-1914), un orrore contro la felicità universale, meccanica e priva di valori spirituali, coi suoi oratori da comizio, spostati coll'esame di maturità, contro le concioni monotone ed insincere di emissari pagati, e di simpatizzanti in bilico, contro i1 mascheramento pseudo-scientifico della pigrizia e dell'ignoranza, della avidità e della presunzione, contro la brutale e ricattatoria agitazione dal basso. Vi terrà dietro l'opposta pazzia: l'ammirazione e la cattiva imitazione dell'estero tronfio, un individualismo pretenzioso ed un indurimento della nostra umanità.

Le conversioni degli intellettuali.

    E' da notarsi il processo spirituale dei convertiti. Paolo da convertito si fa convertitore. Ma il salterellare degli speculatori intellettuali dall'errore testé affermato alla posizione contraria trionfante, colla riserva di svignarsela di nuovo all'occasione, e colla pretesa di ammaestrare gli altri, è espressione di questa realtà spaventosa: che, riguardo ai problemi della vita, al posto dell'interna convinzione è subentrato il tipo.

Plutocrazia feudale.

    Ai popoli dell'Europa Centrale, abituati modestamente, la rapida prosperità dette alla testa; soggiacquero ai veleni della meccanizzazione e del capitalismo e non trovarono, come i freschi americani, la forza di tradurre il nuovo stato in un senso di responsabilità personale; nella bramosia di accumulare nella dispensa privata la maggior quantità possibile della manna che cadeva dal cielo, affidarono la loro sorte ad una casta feudale invecchiata, avida, e ad una grande borghesia cupida e procacciante; non si lasciarono ammaestrare dalle catastrofi politiche e perdettero nel disastro della guerra, insieme colle loro chimere, la loro storica potenza ed il fondamento economico della loro vita.

Beneficenza e autonomia.

    Nessuna opera caritatevole può creare una conciliazione delle classi o surrogare l'educazione del popolo. Ma la conciliazione delle classi qualora fosse raggiungibile, non è affatto il nostro scopo, bensì l'elevazione delle classi; e cosi non l'educazione del popolo ma la formazione del popolo è il nostro ultimo fine.

Il lavoro e il benessere morale capitalistico.

    C'è un metodo capitalistico per nobilitare, anzi per rendere spirituale il lavoro quotidiano. Prima della guerra noi eravamo in procinto di battere questa strada: l'America vi si è già incamminata. Il suo presupposto è l’aumento indefinito del benessere popolare.